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"I fattori principali restano l’arroganza, la presunzione, l’ignoranza e la stupidita dell’uomo che continua a voler plasmare a suo piacimento la natura, andando dove e quando forse non ne è il caso, costruendo strade e case dove non serve ed alterando il clima pensando che non ci siano conseguenze"              

                                                  

Le valanghe sono delle masse di neve, di dimensioni variabili che, quando si verifica una rottura della condizione di equilibrio presente all’interno del manto nevoso, a causa della forza di gravità, si staccano da un pendio per scendere verso valle. I fattori che incidono sul pericolo di valanghe sono molteplici e molto spesso si combinano tra loro contemporaneamente o in un breve lasso di tempo.

 

Conoscere questi fattori e saperne riconoscere gli effetti sul manto nevoso è di fondamentale importanza per prevenire gli incidenti che ogni anno da sempre succedono. Occorre sapere che ogni fiocco di neve, dal momento in cui cade al suolo al momento della sua fusione, è sottoposto ad una trasformazione, questa trasformazione può essere velocizzata o rallentata dagli agenti atmosferici quali il sole, il vento, la pioggia e dalle variazioni della temperatura.

 

 

I fattori che incidono sul grado di pericolo di valanghe sono:

 

  1. Quantità di neve fresca. L’entità della precipitazione nevosa, e la sua intensità nel tempo, è sicuramente il primo fattore da prendere in considerazione. Indicativamente ad ogni nevicata, anche senza vento, superiore ai 30 cm il pericolo aumenta soprattutto se la precipitazione nevosa si è concentrata in poco tempo. Già sopra i 50 cm il pericolo è diffuso ed interessa i pendii anche non ripidi (30°-40°).
  2. Il vento. Chiamato anche fabbricante di valanghe, è un fenomeno che ha una grossa incidenza sulla stabilità del manto nevoso e sulla sua distribuzione. Una notte di vento forte, anche in assenza di precipitazione nevosa, può far incrementare il pericolo di valanghe, nello specifico di quelle a lastroni. Questo fattore è in grado di modificare la struttura del manto nevoso e di creare pericolosi accumuli nelle zone sottovento. L’azione del vento è riconoscibile dalla presenza di cornici sulle creste, dal manto nevoso eroso, irregolare  o con superficie ondulata e ancora dal fatto che le zone più esposte (sopravento) risultano “pelate”.  Il mix precipitazione nevosa più vento è assai pericoloso. In certe situazioni anche solo 15 cm di neve fresca caduta in presenza di vento può creare una reale condizione di pericolo.
  3. Morfologia e pendenza del terreno. La pendenza del pendio e le caratteristiche morfologiche su cui poggia il manto nevoso sono fattori da non sottovalutare che incidono sulla facilità di slittamento delle  masse nevose. Come regola generale ogni pendio sopra i 30° è potenzialmente pericoloso tenendo ovviamente presente che anche le zone pianeggianti possono risultare pericolose se sovrastate da pendii con pendenze superiori ai 30°. Creste, dossi e dorsali sono generalmente molto più sicuri di avvallamenti, conche e canali. I canali più ripidi oltre i 50°, a differenza di quello che molti credono, tendono a scaricare subito e quindi a stabilizzarsi prima. Conoscere preliminarmente il tipo di terreno su cui si poserà la neve può essere d’aiuto per valutare più correttamente il pericolo: un pendio erboso continuo ha un potenziale di pericolosità maggiore di una pietraia irregolare o di un pendio ricco di vegetazione.
  4. La temperatura. il caldo e il freddo sono fattori non trascurabili che possono incidere positivamente o negativamente sul consolidamento del manto nevoso. Il loro alternarsi gioca infatti un ruolo fondamentale nella metamorfosi dei cristalli di neve. In genere, se la temperatura rimane bassa per molti giorni di seguito  il consolidamento del manto nevoso è più lento. Proprio per questo in pieno inverno i pendii esposti a nord, che non vengono riscaldati dai raggi del sole, sono reputati meno sicuri. Se ad un graduale riscaldamento segue un raffreddamento la resistenza del manto nevoso aumenta con conseguente diminuzione del pericolo. Viceversa nell’ipotesi di aumento repentino della temperatura  il grado di pericolo di valanghe salirà velocemente.
  5. La pioggia. La pioggia comporta la fusione dei diversi strati del manto nevoso e, se seguita da un generale raffreddamento, è un fattore positivo che aumenta la stabilità dei pendii. Viceversa se, dopo la pioggia, la temperatura rimane sopra lo zero la neve aumenta di peso e perde coesione con il terreno ed in alcuni siti possono verificarsi delle grosse valanghe di fondo come quelle che in primavera segnano i fianchi di molte montagne.
  6. La brina di superficie. E’ un fattore subdolo ed assai poco riconoscibile. La brina di superficie si forma sulla superficie del manto nevoso nelle notti fredde e serene in assenza di vento. Questo sottile strato può formare una zona di resistenza molto debole per gli strati di neve che si depositeranno successivamente. A volte è possibile distinguerla per la sua particolare brillantezza ai raggi del sole o per il caratteristico fruscio che emette al passaggio.

Come vedete sono molte le variabili da considerare e da tener presenti per un analisi il più possibile oggettiva delle condizioni del manto nevoso. Un’approfondita conoscenza di questi fattori e della loro influenza positiva o negativa sulla stabilità del manto nevoso aiuta in certe occasioni, insieme alla capacità di sapere rinunciare, a tornare sani e salvi a casa prima che sia troppo tardi. Si perchè a parte i casi  più evidenti non abbiamo i raggi X per sapere ricostruire con precisione la storia di una superficie nevosa durante tutto l’inverno. Una storia fatta di giornate di sole, di neve, di vento, di caldo, di freddo, di pioggia ecc… Una storia che non sempre è facile da decifrare sul campo anche da parte di un occhio esperto.

La scala europea, adottata da tutti i Paesi dell’Arco Alpino e dalla Spagna, dal ’93-’94,  è destinata agli amanti del  “fuori pista” ed operatori della neve
La scala europea, adottata da tutti i Paesi dell’Arco Alpino e dalla Spagna, dal ’93-’94, è destinata agli amanti del “fuori pista” ed operatori della neve

SCALA EUROPEA DEL PERICOLO VALANGHE
Nel corso del 6° incontro internazionale del Gruppo di lavoro dei Servizi di Previsione Valanghe tenutosi in Baviera nell’aprile 1993, è stato raggiunto un accordo fra i vari paesi su una scala di pericolo unificata. La discussione alla quale hanno partecipato i rappresentanti di Austria, Francia, Germania, Italia, Spagna e Svizzera, ha portato alla definizione di un testo comune che riguarda le seguenti sezioni:
- GRADO DI PERICOLO 
- STABILITA’ DEL MANTO NEVOSO
- PROBABILITÀ’ DI DISTACCO DI VALANGHE


GRADAZIONE DEL PERICOLO 
La scala si compone di 5 gradi (e 5 colori semaforici) di pericolo crescente, individuati con indici numerici da 1 a 5:

1 DEBOLE   (VERDE)
2 MODERATO  (GIALLO)
3 MARCATO  (ARANCIONE)
4 FORTE  (ROSSO)
5 MOLTO FORTE  (ROSSO A SCACCHI NERI*)

* così come sostituito in conformità agli accordi presi a Trento nel 10° incontro internazionale dei Servizi di    previsione delle valanghe.

Il termine "estremo" può essere utilizzato nei bollettini per indicare situazioni valanghive eccezionali. E’ da sottolineare che la scala non è lineare, in quanto il grado mediano ( 3 marcato ) non rappresenta un pericolo medio, bensì un pericolo superiore.

STABILITÀ DEL MANTO NEVOSO 
Dal punto di vista fisico non è corretto utilizzare una scala della stabilità, in quanto non è possibile individuare situazioni intermedie tra un pendio nevoso stabile e uno instabile. Nella scala di pericolo unificata viene pertanto utilizzata una scala del consolidamento del manto nevoso, con le seguenti definizioni:
- BEN CONSOLIDATO
- MODERATAMENTE CONSOLIDATO
- DA MODERATAMENTE A DEBOLMENTE CONSOLIDATO
- DEBOLMENTE CONSOLIDATO
Solamente per i gradi di pericolo 1 e 5 vengono utilizzate rispettivamente le definizioni "manto nevoso stabile" e "manto nevoso instabile". Poiché il pericolo da valanghe non è presente in modo uniforme su tutto il territorio, la scala utilizza il concetto di pendii ripidi (con inclinazione pari o superiore a 30 gradi) per localizzare il pericolo secondo i seguenti criteri di estensione: pochissimi, alcuni, molti, maggior parte dei pendii ripidi.

PROBABILITÀ DI DISTACCO DI VALANGHE  
Per ogni grado di pericolo una prima fase indica l’entità del sovraccarico necessario per provocare distacchi; una seconda frase descrive la situazione nei riguardi dei distacchi spontanei previsti (con riferimento al numero ed alle dimensioni delle valanghe). Il tipo di sovraccarico viene così definito:
DEBOLE (singolo sciatore, escursionista senza sci)
FORTE (gruppo compatto di sciatori, mezzo battipista, uso di esplosivo)

DEFINIZIONI IMPORTANTI PER UN CORRETTO USO DELLA SCALA
PICCOLE VALANGHE: si ferma su un pendio ripido (con inclinazione maggiore di 30°). Può sepellire, ferire o uccidere una persona;
MEDIE VALANGHE: su un pendio ripido (più di 30°) raggiunge il fondo del pendio. Può sepellire e distruggere un'automobile, danneggiare un camion, distruggere una piccola casa o piegare alcuni alberi.
GRANDI VALANGHE: percorre i terreni a ridotta inclinazione (nettamente inferiori a 30°) per una distanza superiore a 50me può raggiungere il fondovalle. Può seppellire e distruggere il vagone di un treno, un automezzo di grandi dimensioni, vari edifici o una parte di un bosco.
PENDII POCO RIPIDI: con inclinazione inferiore a 30°.
PENDII RIPIDI:
con inclinazione da 30° a 35°.
PENDII MOLTO RIPIDI:
con inclinazione da 35° a 40°.
PENDII ESTREMAMENTE RIPIDI: con inclinazione maggiore di 40°.
SOVRACCARICO DEBOLE: snowboarder che effettua curve dolci, sciatore o snowboarder che non cade, gruppo che rispetta le distanze di sicurezza (minimo 10 metri), escursionista con racchette da neve.
SOVRACCARICO FORTE: due o più sciatori o snowboarder che non rispettano le distanze di sicurezza, mezzo battipista, esplosione, escursionista a piedi.

Lo ZAINO “AIR BAG” o “ABS”

Grazie a Dio la tecnologia ha fatto numerosi progressi nel campo cd "antivalanga", iniziando dal sistema "RECCO", proseguendo poi col dispositivo "ARVA" (o ARTVA) per il ritrovamento del disperso sotto la neve, fino al concepimento di uno "zaino AIR BAG o ABS", che permette di "galleggiare" nel caso in cui si fosse investiti da una valanga. Tutte le più note aziende di attrezzatura di alta montagna lo producono, ormai indispensabile per chi ama il fuori pista!

Guarda il video qui sotto

fonte da:

il mountain rider

per la sicurezza e le comunicazioni in montagna:

radio in montagna 

rete radio montana

Corso di autosoccorso e ricerca in valanga 

Nei giorni 9 e 10 gennaio 2015, i Volontari della nostra associazione hanno frequentato un corso teorico e pratico per l'autosoccorso e la ricerca in valanga, con la scuola di montagna "Mountain Evolution".

A breve l'associazione acquisterà un kit di emergenza come quello usato nell'interessantissimo corso.

         L'AQUILA 2009 (MY1)  aderisce alla Rete Radio Montana - PMR 446 sul canale nazionale 8-16

Ci trovi qui:

L'AQUILA 2009 - ONLUS

Via Pretara, snc - Assergi

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